La morte della psichiatra Barbara Capovani a seguito dell’aggressione da parte di un paziente, pone una serie di interrogativi drammatici a tutti i professionisti della salute mentale ed in generale a tutti gli operatori sanitari. La brutale uccisione della dottoressa Capovani è la conseguenza di una visione ideologica della malattia mentale che, in nome dell’antipsichiatria, nega l’esistenza della stessa malattia mentale, della pericolosità del malato resistente alle terapie e che questi soggetti, portatori di franca patologia psichica, trovano una riposta insufficiente nell’attuale sistema sanitario.
Anche la risposta legislativa è spesso insoddisfacente, sia perché vi è un abuso di richieste di accertamenti peritali per imputabilità, sia per l’insufficiente disponibilità delle REMS, come già segnalato dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 22 del 27-01-22 che, per la prima volta, è stata preceduta da una fase istruttoria sulla situazione delle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza nel nostro Paese.
La ricerca condotta dall’INAIL relativa al periodo 2016-2020, evidenzia che sono stati più di 12mila i casi di infortunio sul lavoro accertati come violenze, aggressioni e minacce ad operatori sanitari e sociosanitari.
Auspichiamo quindi una risposta rapida ed efficace da parte della politica e le parole dell’attuale Ministro della Sanità appaiono confortanti per la loro tempestività e perché dimostrano la piena consapevolezza della gravità della situazione. Riteniamo inoltre urgente, nell’ottica della prevenzione onde evitare irreversibili episodi come quello occorso alla Dott.ssa Capovani, valutare l’opportunità dell’apertura di Strutture intermedie tra regime carcerario e REMS che siano in grado con verificata ed accertata competenza, di gestire tutti i soggetti con problemi di condotte violente e quindi socialmente pericolosi.
AICPF Associazione Italiana Consulenti Psico Forensi è pronta a partecipare sin d’ora a tutte le iniziative che verranno messe in campo per la prevenzione della violenza a danno di tutti gli operatori sanitari ed a partecipare ai piani operativi di gestione di pazienti con diagnosi di pericolosità e resistenti alle terapie proposte.
Infine esprimiamo sentita vicinanza alla famiglia della Dott.ssa Capovani non senza prima aver ammirato l’estremo gesto di generosità della sua donazione di organi.